Nella zona conosciuta come "lunar de oro" (neo di oro) tra Puno ed Arequipa, in Perù, ci imbattiamo uno sciopero... i Campesinos delle campagne di Puno, si rivoltano con i mezzi
offertigli dalla terra stessa contro il governo regionale, e bloccano il traffico in segno di protesta.
Insieme altri passeggeri scendiamo dal bus e ascoltiamo, in uno spagnolo dalle inflessioni quechua le informazioni frammentate che circolano nell'aria:
"Vogliono vendere la nostra terra"
"tre dollari l'ettaro"
"vogliono farci miniere di petrolio"
"imprese minerarie Chilene e Brasiliane"
"Vogliono raschiare via l'oro e l'argento"
"Companeras, a la lucha", e un via vai di massi che dagli argini si riversavano al centro della strada.
Donne basse, piccole, avvolte nei loro umili abiti multicolorati, accompagnate dai loro uomini, sfoderano la più salda determinazione.
Le ragioni del no alle miniere sono ben chiare nel pensierro di queste persone "a basso livello di scolarizzazione" e ad alto livello di contatto con la Terra.
L'inquinamento, la strumentalizzazione politica che conseguirebbe, le dinamiche del
narcotraffico intrecciate.
In cima tra tutte, l'espropiazione della terra (svenduta) e la privazione totale della libertà in casa propria.
Alla vigilia del ballottaggio tra gli apriranti presidente Keiko e Ollanta, pare trapelare
la speranza nell'ascesa di quest'ultimo per riconquistare la libertà sulla propria terra.